Ambienti di lavoro e di vita
15 febbraio 2019 - Focus Sicurezza
Nonostante non se ne senta mai parlare, il gas radon costituisce oggi, in Italia, la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco. Il radon è un gas radioattivo che si può trovare nell’aria ambiente e proveniente dal decadimento dell’uranio presente naturalmente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione. Gli edifici maggiormente a rischio sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane e graniti. Il radon tende ad accumularsi principalmente negli ambienti confinati dove, in alcuni casi, può raggiugere concentrazioni tali da rappresentare un rischio significativo per la salute. In Italia la tutela dell’esposizione al radon nei luoghi di lavoro è garantita dal Decreto Legislativo n. 241/2000; al contrario non è presente nessuna normativa che tuteli la popolazione da tale esposizione.
Cos’è il radon?
Il radon è un gas nobile radioattivo incolore e inodore, generato continuamente da alcune rocce (principalmente lave, tufi, graniti e pozzolane) in seguito al decadimento del Radio 226 che a sua volta è generato dall’Uranio 238. Il radon si trasforma spontaneamente in altre sostanze radioattive, fino ad arrivare al Piombo 206, con il quale termina la catena di decadimenti. Il radon pertanto deriva principalmente dal terreno, dove sono contenuti i suoi precursori e, frequentemente, è presente nelle falde acquifere come gas disciolto. Essendo 8 volte più pesante dell’aria, tende ad accumularsi negli ambienti confinati e quindi anche nelle abitazioni. Origine del radon Il radon, per sua natura chimica, è poco reattivo ed essendo un gas, è facilmente eliminabile per via respiratoria. Non si può dire lo stesso degli elementi che si generano dal suo decadimento, che sono molto più reattivi. Una volta giunti a livello polmonare si fissano ai tessuti e continuano ad emettere particelle α, in grado di danneggiare le cellule dell’apparato polmonare in modo irreversibile. Per questo motivo il radon è stato classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeno per l’uomo. Esposizione e rischi per la salute Come già riportato in precedenza, il radon è un gas poco reattivo e non si deposita nell’apparato bronco-polmonare in quanto viene in gran parte esalato semplicemente respirando, senza avere il tempo di emettere radiazioni. I suoi prodotti di decadimento invece, si depositano facilmente ed entro circa 30 minuti decadono, emettendo radiazioni ionizzanti che possono danneggiare il DNA cellulare. Alcuni di questi danni possono persistere nel tempo e dare origine a tumori polmonari. Maggiore è la quantità di radon e dei suoi prodotti di decadimento inalata e maggiore è la probabilità che qualche danno non venga riparato e possa quindi successivamente svilupparsi in un tumore, soprattutto se le cellule sono sottoposte ad altre sostanze cancerogene come ad esempio quelle contenute nel fumo di sigaretta. Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato che il rischio di tumore polmonare aumenta proporzionalmente all’aumentare della concentrazione di radon e al tempo di esposizione. Si è inoltre osservato che il rischio di cancro al polmone aumenta con l’aumentare dell’età. Dato che il radon agisce in modo sinergico con il fumo di sigaretta, per un fumatore l’aumento di rischio di cancro al polmone dovuto all’esposizione al radon è molto maggiore che per un non fumatore. Una delle principali cause per la quale l’aria ricca di radon affluisce dal suolo verso l’interno dei locali chiusi, è la depressione che si viene a creare tra i locali e il suolo, in conseguenza della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio (effetto camino). Altri elementi, come la presenza di aperture e il vento, possono ridurre o incrementare la depressione dovuta alla semplice differenza di temperatura. La concentrazione di radon può inoltre subire variazioni giornaliere e stagionali. In genere i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, quando la differenza di temperatura tra interno ed esterno è maggiore. Per lo stesso motivo d’inverno le concertazioni sono mediamente maggiori di quelle estive.
Ambienti di lavoro – Salute e sicurezza
Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro, il D.Lgs. 241/2000 stabilisce l’obbligo di valutare il rischio di esposizione al radon nel momento in cui sono presenti lavoratori che permangono in ambienti sotterranei o semisotterranei (con almeno tre pareti confinanti con il terreno) per almeno 10 ore al mese. La valutazione, effettuata anche mediante apposite misurazioni, dovrà stabilire il rispetto o meno del limite stabilito dalla normativa pari a 500 Becquerel per metro cubo (Bq/m3). La grandezza di riferimento utilizzata per valutare l’attività del radon si riferisce al numero di decadimenti nucleari che hanno luogo ogni secondo in un m3. “D.Lgs. 241/2000 – Art. 10-bis – Campo di applicazione 1. Le disposizioni del presente capo si applicano alle attivita’ lavorative nelle quali la presenza di sorgenti di radiazioni naturali conduce ad un significativo aumento dell’esposizione dei lavoratori o di persone del pubblico, che non puo’ essere trascurato dal punto di vista della radioprotezione. Tali attivita’ comprendono: a) attivita’ lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del radon o del toron o a radiazioni gamma o a ogni altra esposizione in particolari luoghi di lavoro quali tunnel, sottovie, catacombe, grotte e, comunque, in tutti i luoghi di lavoro sotterranei; b) attivita’ lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del radon o del toron, o a radiazioni gamma o a ogni altra esposizione in luoghi di lavoro diversi da quelli di cui alla lettera a) in zone ben individuate o con caratteristiche determinate; c) attivita’ lavorative implicanti l’uso o lo stoccaggio di materiali abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell’esposizione dei lavoratori e, eventualmente, di persone del pubblico; d) attivita’ lavorative che comportano la produzione di residui abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell’esposizione di persone del pubblico e, eventualmente, dei lavoratori; e) attivita’ lavorative in stabilimenti termali o attivita’ estrattive non disciplinate dal capo IV; f) attivita’ lavorative su aerei per quanto riguarda il personale navigante.” Nel caso vi fosse un superamento del valore limite sarà necessario attuare delle misure finalizzate a ridurre la concentrazione del radon nei locali di lavoro. In linea generale si può distinguere tra misure di risanamento, attuabili in un edificio esistente, e misure di prevenzione, attuabili nella fase di progetto di un edificio. Di seguito si riportano una serie di esempi di interventi di risanamento e prevenzione attuabili non solo negli edifici destinati ad ospitare attività lavorative, ma anche in tutti gli ambienti, sia pubblici che privati, dove la concentrazione di radon può rappresentare un problema per la salute di chi si trova al suo interno. Misure di risanamento Ventilazione Ventilando maggiormente gli ambienti interessati dal problema si ottiene subito un certo miglioramento. Ventilare comporta però una notevole perdita di calore, per cui tale misura può essere considerata unicamente come accorgimento provvisorio. Sigillare le vie di ingresso Apparentemente rappresenta il metodo più semplice e più indicato per combattere il radon. In realtà, soprattutto in caso di concentrazioni elevate, i risultati sono spesso incerti e da soli insufficienti a risolvere il problema. Le tecniche di isolamento devono essere abbinate alle cosiddette tecniche di abbattimento attive, le quali prevedono l’uso di un ventilatore. Areazione della cantina o creazione di una sovrappressione Nei casi in cui le infiltrazioni di radon ai piani superiori provengano dalla cantina (o da altre stanze sottostanti) può essere sufficiente aumentare il ricambio d’aria con metodi passivi (es. finestra) o attivi (es. ventilatore). Se ciò non bastasse, si dovrebbe rafforzare l’effetto espellendo all’esterno l’aria dalla cantina chiusa, creando così una depressione, o immettendovi aria esterna, creando una sovrappressione, per mezzo dell’utilizzo di un ventilatore.
Aspirazione dell’aria tramite intercapedini A volte può risultare conveniente realizzare un nuovo pavimento con un’intercapedine; in alternativa possono essere installate apposite canaline di raccolta. L’intercapedine o le canaline dovranno essere collegate ad un ventilatore che aspira l’aria ricca di radon e la veicola all’esterno dell’edificio. Aspirazione dell’aria sottosuolo Il metodo consiste nello scavare un pozzetto nel terreno sottostante l’edificio dal quale, per mezzo di un’adeguata tubazione e un ventilatore, si estrae l’aria ricca di radon dal sottosuolo prima che possa penetrare nell’edificio. Misure di prevenzione Edificio fondato su piattaforma in cemento Attualmente un “fondamento a platea” in cemento speciale (a tenuta di radon) che copre tutta la superficie orizzontale dello scavo è la migliore protezione nei confronti del radon. Nel ghiaino sotto la platea è inoltre possibile posizionare alcuni tubi di drenaggio per aspirare l’aria dal suolo in caso di necessità. Fondazione ventilata Dove non si realizzi una fondazione a platea può essere posta in opera una pavimentazione ventilata tramite vespaio o tubi di drenaggio, facendo attenzione a garantire la massima sigillatura della pavimentazione. Fonti: Quaderni per la salute e la sicurezza ISPESL – Il radon in Italia: guida per il cittadino; Lgs. n.241 del 26 maggio 2000
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